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Memoria dimenticata

a 50 anni dalla rivolta nel carcere

Giovedì 9 maggio 1974. Casa di reclusione “Don Soria” di Alessandria. Tre detenuti armati presero in ostaggio una ventina di persone (insegnanti della scuola carceraria, il medico, agenti di custodia e altri detenuti). I rivoltosi vogliono evadereIl bilancio sarà tragico: cinque morti tra gli ostaggi, due tra i rivoltosi e decine i feriti. Sono trascorsi 50 anni, ma ancora oggi sono tanti gli interrogativi che aleggiano su questa drammatica storia.

una docuserie

Guarda le sei puntate della docuserie “Memoria dimenticata”. Dal 10 maggio 2024, ogni due settimane.

Ep 1 | Ostaggi

Giovedì 9 maggio 1974, nella Casa di reclusione “Don Soria” di Alessandria, tre detenuti armati, Cesare Concu, Domenico Di Bona ed Everardo Levrero, presero in ostaggio una ventina di persone all’interno del carcere (insegnanti della scuola carceraria, il medico, agenti di custodia e altri detenuti). I rivoltosi fanno sul serio, vogliono evadere. All’esterno, oltre alle autorità locali, arrivano le autorità da fuori: il Procuratore della Repubblica di Torino, Reviglio Della Veneria, e il Generale dell’Arma dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa. Cosa fare: trattare con i rivoltosi o tentare una irruzione?

Ep 2 | Un attacco improvviso

Il racconto riparte dal pomeriggio di giovedì 9 maggio. Dopo essersi asserragliati nell’infermeria del carcere con gli ostaggi, i tre rivoltosi detteranno le loro condizioni. E partiranno le prime trattative. Fino a quando il procuratore di Torino Reviglio Della Veneria e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ordineranno un attacco improvviso per cogliere di sorpresa i rivoltosi: che cosa è accaduto in quei tragici momenti? Perché si decise di intervenire? Per raccontare quei momenti, nel corso della puntata, ci sarà anche la testimonianza di Everardo Levrero, l’unico rivoltoso sopravvissuto che oggi, in esclusiva, racconta la sua versione dei fatti.

Ep 3 | l’ultimo assalto

A due giorni dal tanto atteso referendum sul divorzio, la rivolta al carcere di Alessandria non è ancora terminata. Il giorno precedente, in risposta a un assalto improvviso dall’esterno, i rivoltosi hanno sparato ad alcuni ostaggi: uccidendo il dottor Roberto Gandolfi, e ferendo gravemente il professor Pier Luigi Campi (che morirà, in ospedale, 10 giorni più tardi). Ma non è finita. Al mattino di venerdì 10 maggio scade l’ultimatum dei tre rivoltosi: viene fatto entrare un autofurgone per la loro fuga con alcuni degli ostaggi. Ma a tutti, quella, sembra una messa in scena. A cui seguirà il secondo assalto delle forze dell’ordine. L’ultimo. Che scriverà, drammaticamente, la parola fine a questa vicenda. Lasciando una scia di morti, sangue, dolore. E interrogativi ancora irrisolti.

Ep 4 | Chi ha portato le armi?

Chi ha portato le armi in carcere? Come e perché? Il dottor Roberto Gandolfi è stato ucciso da fuoco amico o per mano dei tre rivoltosi? Dopo aver ripercorso la cronaca dei due giorni della rivolta, occorre provare a capire che cosa non ha funzionato. Per fare luce sugli aspetti ancora poco chiari e, infine, dare voce al dolore dei familiari delle vittime. Oltre alla testimonianza esclusiva di Everardo Levrero, l’unico rivoltoso sopravvissuto, c’è anche quella di Vincenzo Capuana, vicebrigadiere della polizia penitenziaria che era tra gli ostaggi nell’infermeria del carcere, quel 9 maggio 1974. Capuana, dopo essere stato preso dai tre rivoltosi, riuscì a scappare. E oggi il suo racconto diventa fondamentale per ricostruire ciò che è avvenuto in quel primo giorno della rivolta.

Ep 5 | Altra polvere sotto il tappeto

Le indagini, il processo a Everardo Levrero e la chiusura di una storia piena di interrogativi che ancora non tornano. Dopo i funerali, i familiari delle vittime e le istituzioni alessandrine sono ripartiti per cercare verità: nasce il Comitato 10 maggio e, subito dopo, un gruppo di cittadini, con in testa il sindaco Felice Borgoglio, scrive un esposto chiedendo, con forza, di fare chiarezza e individuare le responsabilità di quanto è accaduto. Poi, dopo la chiusura delle indagini e del processo, rimangono soltanto silenzio, dolore. E quelle ferite che non vanno più via ma che, oggi, a distanza di 50 anni, dobbiamo tornare a guardare negli occhi.

Ep 6 | Il giorno dopo

Dopo gli aiuti delle istituzioni locali e nazionali, la fine del processo a Everardo Levrero e l’intitolazione di alcune vie cittadine, si spengono i riflettori su questa storia. Dopo l’attenzione, anche mediatica, su quella tragedia, è come se Alessandria, e l’Italia, volesse dimenticare quei due giorni al carcere “Don Soria”. Perché ci siamo dimenticati di fare memoria? Perché abbiamo dimenticato di ricordare chi, in quel 9 e 10 maggio 1974, ha perso la vita? La chiusura di questa docuserie, allora, vuole essere un ricordo delle vittime della rivolta. E di come la loro esistenza, la loro umanità sia presente ancora oggi, 50 anni dopo, nella vita di chi le ha conosciute o di chi le “incrocia” per la prima volta. Ascoltando le testimonianze dei familiari delle vittime si comprende come, dopo la rivolta, per loro non è stato un ripartire, ma un ricominciare da capo. Cosa rimane delle ferite lasciate dalla rivolta? Che ne è stato del loro “giorno dopo”?

I PRotagonisti

Ci saranno le voci di alcuni parenti delle vittime: Roberto Cantiello, Luigi Gaeta, Stefano e Fabrizio Gandolfi. Ma anche familiari dei sopravvissuti, come Felice Rossi, figlio dell’ingegner Vincenzo RossiCon chi era presente in quel maggio 1974 saranno ripercorsi i giorni della rivolta: il sindaco dell’epoca Felice Borgoglio; la giornalista Emma Camagna, e l’agente di custodia Leonardo SalernoPer ricostruire il quadro storico degli Anni Settanta, ci sono le testimonianze dei giornalisti Andrea Antonuccio (La Voce Alessandrina), Piero Bottino (La Stampa), Enrico Casarini (Tv Sorrisi e Canzoni), Roberto Gilardengo (Il Piccolo) e Giovanni Savarese (Audio Tales).  A raccontare il valore di quella vicenda anche il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante, e la direttrice degli istituti penitenziari alessandrini, Maria Isabella De Gennaro. Infine, le testimonianze di Antonio Aloia, Tony Frisina, Egidio Lapenta, Paola e Maria Parola, figlia e nipote dell’allora sostituto procuratore della Repubblica, Marcello Parola.

Pier Luigi Campi

Graziella Vassallo Giarola

ROBERTO GANDOLFI

GENNARO CANTIELLO

SEBASTIANO GAETA

Il 9 e 10 maggio 1974 viene scritta una delle pagine più buie per la città di Alessandria. Nella Casa di reclusione “Don Soria” di Alessandria, tre detenuti armati, Cesare Concu, Domenico Di Bona ed Everardo Levrero, presero in ostaggio una ventina di persone (insegnanti della scuola carceraria, il medico, agenti di custodia e altri detenuti). I rivoltosi vogliono evadere. Seguiranno due giorni di trattative, di tensione, di dolore, di lacrime e di verità ancora da scoprire. Il bilancio sarà tragico: cinque morti tra gli ostaggi, due tra i rivoltosi e decine i feriti. A perdere la vita saranno il dottor Roberto Gandolfi, il professor Pier Luigi Campi, l’appuntato Sebastiano Gaeta, il brigadiere Gennaro Cantiello e l’assistente sociale Graziella Vassallo Giarola. Dei rivoltosi, Cesare Concu fu ucciso dalle forze dell’ordine, Domenico Di Bona si suicidò, mentre Everardo Levrero rimase illeso e venne processato.

Video lancio

trailer

La produzione

“Memoria dimenticata” è la docuserie sulla rivolta al carcere “Don Soria” del 1974, realizzata da LaV Comunicazione, casa di produzione della Diocesi di Alessandria, e realizzata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. La prima puntata sarà presentata pubblicamente, con un evento aperto a tutta la cittadinanza, venerdì 10 maggio, a Palatium Vetus, sede della Fondazione Cral.

Alessandro Venticinque

24 anni, giornalista di La Voce Alessandrina dal 2017 ha realizzato e scritto “Memoria dimenticata”. Insieme con LaV Comunicazione ha realizzato “Il Ponte” nel 2023 e dal 2020 è conduttore di “Venticinquesimo Minuto.
 

Enzo
Governale

Classe 1983, ha iniziato a fare video con le Vhs. Dal 2016 è direttore delle Comunicazioni sociali della Diocesi di Alessandria. Produttore e regista di “Memoria dimenticata”, per LaV è anche host di “Che cosa direbbe Freud?“.

LA VOCE
Alessandrina

La redazione de La Voce Alessandrina, diretta da Andrea Antonuccio insieme con i suoi collaboratori ha accompagnato la produzione nel percorso di ricerca storica e di ricostruzione della vicenda, anche attraverso i propri archivi.

Fondazione cral

La docuserie è stata realizzata con il contributo della Fondazione Cral. Un grazie al consiglio di amministrazione e al presidente Luciano Mariano, per aver sostenuto questo progetto.